LA CHIRURGIA ROBOTICA - EVOLUZIONE E TECNOLOGIA AL SERVIZIO DEL PAZIENTE

Era il 1950 quando sulla rivista britannica “Mind” si parlò per la prima volta del “Test di Turing”, un criterio matematico - ideato dall’omonimo Alan Turing – utile a determinare quanto una macchina fosse in grado di esibire un comportamento “intelligente”.

Da quell’evento di oltre settant’anni fa, gli studi sulla tecnologia e sull’applicazione delle macchine nei più disparati campi del sapere non si sono più fermati, spingendo la ricerca verso intelligenze artificiali che prendessero l’uomo come modello e punto di riferimento.
Questo è oggi particolarmente visibile nel campo della chirurgia, dove i progressi tecnologici hanno consentito la nascita della robot-assisted surgery (chirurgia robotica assistita), una metodologia che prevede la coesistenza in sala operatoria di chirurghi e robot guidati da IA (Intelligenza artificiale).

COS'É E COME FUNZIONA

La chirurgia robotica prevede l’impiego di macchine complesse di ausilio al chirurgo nello svolgimento delle operazioni, consentendo una maggiore precisione e rapidità e una minore invasività.
Da un punto di vista pratico, ogni manovra viene eseguita sotto lo sguardo del medico, seduto ad una console appositamente corredata da un visore ad alta definizione che fornisce immagini elaborate in 3D.
Due manopole poste sotto il display gli consentono quindi di controllare le braccia meccaniche – alle quali vengono fissati i vari strumenti chirurgici – e l’endoscopio, mantenendo una posizione naturale e in linea con gli occhi.
Pinze, forbici, dissettori e il resto dell’attrezzatura viene gestito grazie ad un sistema di IA che traduce in maniera perfetta i movimenti della mano; appositi pedali, infine, posti alla base della console, permettono il controllo della strumentazione ausiliaria.

NUOVE FRONTIERE

I vantaggi derivanti dall’impiego di queste tecnologie (su tutte la visualizzazione 3D e l’automazione robotica) sono innumerevoli e non si limitano all’area d’intervento rapido.
Nel campo della diagnosi, l’IA viene utilizzata come supporto all’interpretazione delle immagini da parte del medico, permettendo un’analisi tanto qualitativa quanto quantitativa.
La Radiomica rappresenta in questo caso una delle branche di maggiore interesse nel campo della medicina di precisione, consentendo di tradurre le immagini estrapolate da TAC, RM o PET in dati numerici che prendono il nome di “big data”.
Grazie a questo enorme patrimonio di dati numerici (output) e l’impiego di tecnologie avanzate, è possibile definire molte delle caratteristiche di un tumore, ad esempio, e dell’ambiente in cui si sta espandendo. Incrociando infine le immagini con queste conoscenze, il medico è in grado di ricevere indicazioni sull’aggressività della malattia, sulle terapie più indicate e sulla risposta alle cure.

Ovviamente è ancora presto per dire quanto l’utilizzo di queste tecniche possa incidere sulla riduzione degli errori, ma l’accuratezza diagnostica garantita dal frequente utilizzo – specie durante gli anni di Covid – lascia ben sperare.
Tra le tecnologie in via di sviluppo possiamo indicare la nuova frontiera per i modelli 3D: la Realtà Virtuale.
Dati gli innumerevoli utilizzi a cui si presta, in campo chirurgico il suo impiego porterebbe – in un futuro non troppo lontano – ad una immersività e un coinvolgimento da parte degli addetti ai lavori difficilmente paragonabili ai mezzi attuali.
Consentendo infatti di proiettare l’anatomia su due fronti (reale e virtuale), non solo faciliterebbe la riuscita di interventi complessi, ma sarebbe centrale nella preparazione e nella formazione dei giovani chirurghi, alle prese con vere e proprie simulazioni preoperatorie.

LE SFIDE DI DOMANI

È indubbio che da quel lontano 1950, la fiducia dell’uomo nel potere della tecnica sia aumentata esponenzialmente.
La robotica e la IA sono oggi dei mezzi incredibilmente versatili, capaci in alcuni casi di sostituirsi o, come in campo medico, di affiancare l’uomo nelle sue mansioni.
Al netto infatti del credito di cui gode presso la comunità scientifica, la chirurgia robotica non può operare da sola. Le competenze del chirurgo, i suoi studi e l’etica nel condurre le operazioni sono elementi insostituibili e faranno sempre la differenza nei casi più critici.
Guardando al futuro, le IA potranno avere un ruolo cruciale nella medicina 3.0, in moltissime aree:

  • Riduzione dei rischi dovuti a diagnosi incomplete
  • Diminuzione dell’invasività
  • Minimizzazione, analisi e miglioramento dei processi dovuti a complicanze
  • Raccolta sistematica di big data
  • Miglioramento dei training
  • Aumento della fiducia medico-paziente
  • Ottimizzazione dei processi di decision-making.   

Su quest’ultimo punto, la ricerca si sta focalizzando sulla creazione di modelli automatici di IA, che tramite l’analisi dei dati clinici del paziente e lo studio dei big data possano sopperire alle debolezze insite nel processo decisionale. L’impiego di EHR (Electronic Healt Records) affina così la diagnosi, limando gli errori e fornendo una risposta multiparamedica di ipotesi e percorsi possibili.

Ottimizzazione ed efficacia: due parole chiave dell’evoluzione alla quale stiamo assistendo, che hanno ispirato la creazione di macchine uniche e rivoluzionarie nel panorama nazionale: il Sistema Hugo e il robot DaVinci, di cui ci occuperemo nelle settimane a seguire.

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